martedì 16 novembre 2010

Bressan, il portiere Dj


Qualcuno dice che assomiglia fisicamente a Gianni De Biasi, indimenticato allenatore del Modena che fece il doppio salto dalla C alla A, altri lo paragonano esteticamente a Walter Zenga, suo modello da ragazzino. Stiamo parlando di Walter Bressan, portiere di un Sassuolo che sta faticando più del previsto in un campionato che doveva vederlo grande protagonista. “Da bambino mi immedesimavo molto in Zenga - conferma Bressan - era e rimane un personaggio, mai scontato sia da giocatore che da allenatore. Tra i portieri contemporanei mi ispiro molto a Casillas, facendo le debite proporzioni ovviamente”.
Quando e perchè hai iniziato a fare il portiere?
Ho cominciato a sette anni per caso. Facevo la punta come mio padre, che ha giocato a livelli abbastanza importanti soprattutto nel campionato svizzero. Un bel giorno diluviava e si fece male il portiere titolare. A me piaceva sporcarmi e buttarmi nel fango e quindi andai in porta. Da allora non ne sono più uscito.
Dove hai fatto il settore giovanile?
Nella squadra del mio paese, a Ponte di Piave. Un giorno, poco tempo dopo il mio passaggio in porta, mi visionò un osservatore dell’Atalanta e da lì cominciai a fare vari provini, con i neroazzurri ma anche con Milan, Juve e Padova. Alla fine sono passato al Fossalta di Piave, società satellite dell’Atalanta, dove sono rimasto fino ai giovanissimi. Con me c’era anche Dalla Bona. A 13 anni entrambi siamo andati a Bergamo e abbiamo cominciato la nostra avventura sia di vita che di pallone.
E l’esordio nei professionisti?
Nel 2000 in C1 nello Spezia dei record di Mandorlini, in uno Spezia-Lecco. Il titolare Rubini, grande uomo e grande portiere, si fece male ad una costola in allenamento ed entrai io. L’inizio non fu dei migliori perchè presi gol dopo due minuti. Poi però me la cavai molto bene, vincemmo 2-1 e quell’anno feci diverse partite. Lo Spezia sfiorò la promozione in serie B.
Il tuo collega del Modena Alfonso ha detto che, per fare il portiere, bisogna essere un po’ matti. Lo confermi?
Lo confermo e continuo a dirlo anche ai ragazzini. Qualche giorno fa mi è stato chiesto cosa c’è di diverso tra il portiere e il giocatore e la risposta è stata “tutto”. Essere considerati “uno” in una squadra non è facile e un po’ di pazzia ci vuole. Da bambini di solito in porta ci va chi è ciccione o è scarso. Io non ero ne l’uno ne l’altro però evidentemente ero troppo matto e non potevo che fare il portiere.
Il Sassuolo, da quando è in B, è sempre stato ai vertici. Cosa è mancato finora per fare davvero il salto di qualità?
Secondo me bisogna sempre separare sogno e realtà. Il sogno viene dal fatto che questa società è potente e ha un presidente fortissimo, che potrebbe prendere qualsiasi altra squadra nel mondo. La realtà di Sassuolo però non ha storia né tradizione e chi ci sta giocando adesso ha davvero la possibilità di scriverla. La serie A deve però restare un sogno e non un ossessione. Bisogna ricordare cos’era il Sassuolo dieci anni fa e cosa è diventato adesso. In sette anni può capitare una volta di partir male.
Fuori dal campo cosa ti piace fare?
Ho una grande passione per la musica, nata da giovane nelle discoteche di tutta Italia (ride...). Mi sono anche divertito a fare il Dj e a casa ho una consolle sempre pronta con i dischi. Dentro la musica c’è tutto, può essere uno sfogo, ma anche dare serenità, rilassare. Ti mette dell’umore giusto. Ultimamente però riesco a dedicarmici meno. Convivo con la fidanzata e stiamo pensando di prendere una casa grande per metterci anche la consolle, i dischi e tutte queste cose. Una altra mia passione sono gli animali. Ho un cane, un labrador, e passo molto tempo a spasso con lui.

Giovanni Botti per Vivo del 3 Novembre 2010

giovedì 14 ottobre 2010

Professione portiere, intervista ad Enrico Alfonso


Quando si parla di un portiere si è soliti dire che, per fare questo ruolo, bisogna essere un po’ matti. Un luogo comune che però un fondo di verità ce l’ha. In porta non si può sbagliare e al minimo errore si viene castigati esponendosi molto più degli altri alle critiche e agli insulti dei tifosi. “Se rinasco faccio l’attaccante - scherza il numero uno del Modena Enrico Alfonso - se sbagli cinque gol facili, poi segni quello decisivo sei un eroe. Al portiere invece basta un solo errore per essere il protagonista negativo della giornata”.
E’ vero che i portieri sono tutti un po’ matti?
Tanto normali per fare questo ruolo non si è. Ti butti in posti del campo dove nessuno si butterebbe, metti la testa tra le gambe degli avversari, fai uscite alla disperata come la mia di Crotone, stai al freddo. Bisogna essere esuberanti e avere gli attributi.
Altro luogo comune del calcio. Si dice che si comincia a giocare in porta perchè non si è capaci fuori. Tu quando hai iniziato?
A sei anni tentando di emulare mio padre. Giocava centrocampista e a 17 anni era in C nel Valdagno. Poi purtroppo ha mollato, in particolare dopo il divorzio. Io all’inizio giocavo a centrocampo come lui. Però un giorno di pioggia e fango sono andato in porta e ho parato un rigore. Da li ho iniziato la mia trafila da portiere, non senza problemi perchè ogni volta che veniva mio papà agli allenamenti litigava con l’allenatore per farmi giocare a centrocampo. Ero comunque una sorta di jolly perchè, dovunque mi mettevano, me la cavavo bene.
Quale’è stata la tua prima squadra?
L’Alte Ceccato, la squadra del mio paese, una frazione di Montecchio Maggiore vicino a Vicenza. Abito proprio dietro al campo e ancora oggi, quando ho il lunedì libero, vado là a fare qualche corsetta.
Poi la tua carriera dove è proseguita?
Sono andato al Montecchio negli esordienti. Poi, per avvicinarmi a mio padre che viveva a Verona, ho scelto il Chievo. Mi misero sotto contratto a 16 anni, un record per loro conoscendo Sartori, e disputai il mondiale under 17. Per una parola di troppo all’arbitro saltai semifinali e finali. Nell’under 18 ho rimediato il mio primo infortunio alla mano. Sono rientrato in C col Pizzighettone, ma mi sono rifratturato dopo cinque giorni di ritiro. Le due operazioni alla mano le ho subite al Policlinico di Modena. Evidentemente questa città era già nel mio destino.
All’Inter come sei arrivato?
Il Chievo mi ha ceduto in comproprietà, che si rinnova ormai da 3 o 4 anni. Prima di venire a Modena ho giocato a Pisa in B. Mi ero guadagnato il posto da titolare, ma un altro infortunio al polso non mi ha consentito di giocare più di 10 gare.
Come ti trovi a Modena?
Benissimo. Ormai mi sento quasi un vicentino-modenese. Vivo in centro e mi sono fidanzato con una ragazza di qui, Maria Ida. Vorrei rimanere il più possibile.
Cosa ti piace fare al di fuori del calcio?
A Modena ho scoperto la pallavolo. Mi piace andare a vedere le partite di Casa Modena al Palapanini. Sono andato anche a seguire una giornata del mondiale, anche se l’atmosfera che c’è quando giocano i gialloblu è tutt’altra cosa. Per il resto sono un ragazzo normale. Vado poco in discoteca, amo la tranquillità di casa mia, il giro in centro per l’aperitivo o un film in tv. In quest’ultimo anno mi è venuta la passione per la Vespa. Adesso ne ho due e andare in giro in Vespa nelle domeniche di sole con gli amici o la mia ragazza mi da molta soddisfazione.
Il Modena ha creduto in te, nonostante qualcuno storcesse un po’ il naso...
E’ vero, devo ringraziare la società, in particolar modo Fausto Pari. Sono contento di avere di fianco un portiere esperto come Guardalben e di avere per allenatore dei portieri una persona eccezionale come Ferron. Sento che sto facendo bene e spero di migliorare di partita in partita.

Giovanni Botti per Vivo

mercoledì 24 febbraio 2010

Isaac Hayes: Black Moses (Deluxe)


Nel variopinto calderone della musica soul anni ‘60 e ‘70, Isaac Hayes è stato certamente uno dei personaggi più poliedrici. Oltre alla carriera di musicista e cantante infatti, ha portato avanti per anni anche l’attività di attore e doppiatore partecipando a diversi film tra i quali “1997: fuga da New York” di John Carpenter e “Robin Hood, un uomo in calzamaglia” di Mel Brooks. Negli ultimi tempi, prima di morire il 10 agosto del 2008 a 66 anni, era stato anche arrangiatore e produttore lavorando a dischi di successo come l’esordio di Alicia Keys “Songs in A minor”. Punto di forza della Stax tra fine ‘60 e inizi ‘70 Hayes, ha raggiunto il successo soprattutto con la colonna sonora di “Shaft”, film di Gordon Parks uscito nel 1971, grazie alla quale ha conquistato un premio Oscar. Nello stesso anno aveva messo sul mercato anche un’altro album, “Black Moses”, non accolto con lo stesso entusiasmo, ma considerato successivamente uno dei migliori della sua carriera. Dotato di una voce calda e bassissima il musicista del Tennessee è depositario di un soul molto raffinato. Una sorta di “progressive soul” che sta a metà tra il suono stax anni ‘60 e i Temptation dei ‘70, con canzoni spesso lunghissime caratterizzate da una cura maniacale dei particolari. E questo album, riproposto in edizione deluxe con l’aggiunta di un cd in più, è un vero e proprio viaggio verso la terra promessa della black music. Il “Mosè nero” (questo era anche un suo soprannome), ci propone ballate deliziose come l’interminabile “(They long to be) Close to you” scritta da Burt Bacharach, trascinanti funky soul (“Part time love”), brani soul profondi e intrisi di pathos (“Going in Circles”). E tra gli inediti c’è anche una interessante versione di “For the good times” di Kris Kristofferson. Da ascoltare e riascoltare.

Giovanni Botti per Vivo Modena

Catellani, l'anti Empoli


La partita di sabato a Empoli è per il Modena un importante opportunità di riscatto dopo la deludente sconfitta rimediata in casa contro il Grosseto. Una gara sicuramente difficile sul campo di una squadra che in casa non ha mai perso e ha pareggiato solo tre volte in dodici incontri. Chi ha ricordi particolarmente positivi dello stadio Castellani di Empoli è Andrea Catellani che proprio su quel campo segnò lo scorso anno la sua prima rete in serie B. “Fu un gol abbastanza strano - racconta l’attaccante reggiano - lo segnai di testa che non è proprio il mio punto di forza. Ricordo più che altro la corsa verso la panchina anche se le immagini sono un po’ offuscate. Fù davvero una grande emozione”.
L’Empoli comunque ti porta bene...
E’ vero. Oltre al gol dell’anno scorso ho segnato ai toscani anche la doppietta dell’andata. Spero sia di buon auspicio per la partita di sabato.
Andrea parliamo un po’ di te. Quando hai iniziato a giocare a calcio?
A 4 o 5 anni nella scuola calcio della Reggiana. Verso i dieci sono entrato nel settore giovanile granata e lì ho fatto tutta la trafila fino alla prima squadra con la quale ho vinto il campionato di C2. Poi sono venuto a Modena, una città e una società che mi stanno dando tantissimo sia dal punto di vista professionale che umano.
Strano per uno di Reggio cresciuto nella Reggiana...
Naturalmente parli della rivalità tra canarini e granata. Credo che se uno si comporta da professionista può riuscire a farsi voler bene a prescindere dalla provenienza. Penso che Modena e Reggio siano città molto vicine anche come usi e costumi. Io mi sono sentito subito a casa.
Oltre a Modena e Reggiana qual’è la tua squadra del cuore?
Sono sempre stato interista e lo sono ancora. Spero un giorno di riuscire a giocare contro i nerazzurri perchè vorrebbe dire che sono arrivato in A.
Hai sempre giocato attaccante?
Si, a parte forse da piccolino. Sono cresciuto col mito di Roberto Baggio che ho sempre ammirato sia come calciatore che come persona. Poi purtroppo crescendo le caratteristiche tecniche sono diventate diverse.
A Modena hai legato molto con Paolino Ricchi...
Con Paolo è nata un amicizia vera, un rapporto come difficilmente si trova nel calcio e che penso si protrarrà negli anni.
Cosa ti piace fare al di fuori del calcio?
Nel tempo libero mi piace staccare completamente. Il mio hobby preferito è la pesca che pratico non appena ho un minimo di tempo. E’ una fonte naturale di relax perchè ti permette di estraniarti dalla vita quotidiana e di allentare le tensioni.
Tra gli allenatori che hai avuto con chi hai legato meglio?
Ho avuto ottimi rapporti con tutti anche se resto legato in modo particolare ad Alessandro Pane, il tecnico della promozione in C1 con la Reggiana. Lui mi ha insegnato tanto. Poi naturalmente Apolloni col quale si è creato un gran bel rapporto. Non ho mai fatto mistero che uno dei motivi principali per cui ho voluto fortemente tornare a Modena è stato proprio avere Gigi come allenatore. Non è solo un bravo tecnico, ma anche una persona eccezionale.
A Modena sei in prestito. Quale potrà essere il tuo futuro?
Il mio cartellino è del Catania è già quest’anno ho fatto fatica a tornare qui. Credo che il mio prossimo futuro sia lontano da Modena anche se non si sa mai. Di certo resterà il ricordo di un rapporto splendido con città, tifosi e società e se un giorno ce ne sarà l’occasione non esiterò a tornare.

Giovanni Botti per Vivo Modena

martedì 23 febbraio 2010

Febbraio mese difficile per Pioli


Dovevano essere le partite ideali per una fuga quasi definitiva del Sassuolo verso la serie A. Invece contro Gallipoli e Mantova sono arrivate due sconfitte inattese che hanno aperto ai neroverdi le porte di una crisi di risultati e di gioco. Contro gli uomini di Giannini una settimana fa e ancora di più sabato al Martelli di Mantova il Sassuolo è parso squadra senza idee, non sempre attento in difesa e incapace di costruire occasioni da gol importanti. Una squadra che soprattutto ha dato l’impressione di non essere in gran forma fisica e di correre meno degli avversari, aspetto che ha messo in allarme che i tifosi, memori del crollo dello scorso campionato dopo la sconfitta interna con il Bari. A tranquillizzarli, almeno parzialmente, c’è però la statistica. Le squadre di Pioli tra gennaio e febbraio non hanno mai fatto granchè. Nel 2004-05 ad esempio, suo primo anno sulla panchina del Modena ad, il tecnico parmense visse proprio tra il 13 e 27 febbraio il momento più difficile con la sconfitta e la contestazione di Terni, e i pareggi sofferti contro Pescara e Venezia, squadre poi retrocesse. Fu invece a marzo che partì la rimonta che portò i gialloblu ad un passo dai play off e dalla serie A. Situazione simile l’anno successivo con Pioli sconfitto l’ultima volta il 25 febbraio a Catanzaro sul campo di una squadra praticamente già in C1. Da quel momento in avanti i canarini inanellarono una serie di 12 risultati utili consecutivi e raggiunsero le semifinali play off dove furono dal Mantova senza esserne sconfitti. E anche l’anno scorso il Piacenza, con Pioli in panchina, perse in casa il 21 febbraio contro l’Albinoleffe e cominciò a correre verso la salvezza solo a partire da marzo. Una tradizione che fa ben sperare anche in vista delle prossime due partite contro Brescia e Cesena, per il Sassuolo autentici spareggi promozione. Senza dimenticare che la squadra neroverde quest’anno ha fallito spesso con avversari di bassa classifica, oltre a Mantova e Gallipoli anche il Piacenza all’andata, quasi mai invece con le grandi del campionato.

Giovanni Botti per ModenaQui (www.modenaqui.it)

venerdì 5 febbraio 2010

Luisi "Tapira" il Modena


Il mercato del Modena è finito con nessuna operazione in entrata e soltanto due cessioni, Gilioli mandato in prestito alla Cremonese e Daminuta tornato all’Inter. Due giocatori che, è vero, trovavano pochissimo spazio ma rappresentavano comunque un’alternativa in più per Gigi Apolloni in una rosa ormai ridotta all’osso. E sabato contro la Salernitana il tecnico di Frascati dovrà fare ancora una volta i conti con assenze importanti, quelle degli squalificati Catellani, Gozzi, Colucci e Tamburini. “Un mercato così non l’avevo mai visto in tanti anni di carriera – ha dichiarato con un certo sarcasmo Carlo Luisi – mi aspetto da un momento all’altro che arrivi Staffelli con il tapiro di “Striscia la Notizia”. Siamo un buon gruppo e non ci volevano tanti acquisti, bastavano due giocatori che potessero integrare la rosa e sostituire i partenti”.

Che la società non avrebbe fatto nulla ormai lo si sapeva…

Certamente. Avranno avuto i loro motivi anche se secondo me hanno sbagliato. Siamo in pochi e il girone di ritorno in serie B è sempre lungo e pieno di insidie. A tirare la carretta dovranno essere sempre gli stessi che prima o poi accuseranno dei cali di forma. Le nostre rivali nella lotta per la salvezza si sono rinforzate tutte. Mi auguro che, chi ha scelto di operare in questo modo lo abbia fatto in buona fede. Altrimenti vorrebbe dire che non vuole il bene del Modena.

Tanti giocatori in scadenza di contratto. C’è rischio che qualcuno possa essere distratto?

Io sono sicuro della professionalità dei miei compagni e sono tranquillo. E’ chiaro che avrei preferito che certe situazioni fossero risolte prima. Avere in una squadra otto o nove giocatori in scadenza non è mai bello.

Si dice che Pinardi abbia già firmato un precontratto con il Cagliari. Tu che sei uno dei suoi migliori amici ne sai qualcosa?

Alex non mi ha detto niente e, vista la nostra amicizia, se fosse vero penso che l’avrebbe fatto. Però se avesse firmato veramente avrebbe fatto benissimo, visto come è stato trattato la scorsa estate. In un periodo di crisi come questo se qualcuno ti offre un contratto devi pensarci bene prima di rifiutare.

Fisicamente come sta?

Sta benissimo. Ha avuto un girone d’andata un po’ travagliato per problemi fisici ma adesso ha recuperato e vorrebbe spaccare il mondo. Nel momento in cui sarà al 100% ci potrà far togliere diverse soddisfazioni.

Si dice che da due mesi non prendiate lo stipendio. Questo fatto ti preoccupa?

No. A Modena alla fine sappiamo che pagano sempre. E poi l’anno scorso ho passato ben nove mesi senza vedere un euro. Sono tranquillo.

Sabato al Braglia arriva la Salernitana ultima in classifica. Una partita sulla carta facile…

In realtà è una squadra ancora viva e sabato contro il Sassuolo avrebbe meritato il pareggio. E’ una di quelle partite che presentano molte insidie. Se si affrontano con la mentalità giusta facilmente si vincono, altrimenti si rischia grosso.

Che Modena ti aspetti?

Mi auguro un Modena diverso rispetto alle ultime prestazioni. Sotto il punto di vista dell’impegno non siamo mai mancati però abbiamo fatto un po’ fatica a creare occasioni. Questa settimana la squadra ha ricaricato le pile ed è pronta per un finale di campionato importante.

Tu come stai?

Sto recuperando. Ho avuto una borsite vicino al tallone che mi ha impedito di mettermi le scarpe da calcio per qualche giorno, però adesso sto molto meglio e sono a disposizione del mister.

Giovanni Botti per Modena Qui

venerdì 29 gennaio 2010

Lyle Lovett, "Natural Forces"


Lyle Lovett è uno dei personaggi più interessanti e poliedrici del variopinto mondo della musica texana. Conosciuto al grande pubblico più per essere stato sposato con Julia Roberts che per le sue canzoni, ha registrato in realtà una serie di album tutti di grande valore, dimostrandosi interprete raffinato e scrittore mai banale. E come se non bastasse, ha prestato il suo volto particolare a diverse caraterizzazioni cinematografiche, specie in pellicole di Robert Altman. A due anni dal vibrante “It’s no big, it’s large”, registrato con una big band e intriso di swing e di gospel, Lovett torna sulle strade polverose del Texas e realizza uno dei suoi dischi più belli ed intensi da diversi anni a questa parte. Già la copertina di “Natural Forces” ci fa capire le intenzioni del musicista del lonestar state. Un uomo, molto probabilmente a cavallo, col capo coperto da un classico cappello da cowboy sotto un cielo immenso e nuvoloso. Quell’uomo è lo stesso Lyle Lovett e nelle 12 canzoni della track-list c’è tutto il suo country & western, la sua anima cantautorale, i suoi modelli musicali. “Natural Forces” è una via di mezzo tra gli album degli esordi, “Pontiac” su tutti, e la doppia raccolta di cover dedicata al Texas “Step inside this house” del 1998: sei composizioni originali di Lovett e sei reinterpretazioni di classici texani, tra le quali un omaggio al mai troppo rimpianto Townes Van Zandt, la raffinata ballads “Loretta”. Tra i brani orginali spiccano l’iniziale title track, tra country e folk, e la divertente “Pantry”, proposta anche in versione acustica. Tra le cover invece segnaliamo la deliziosa ballata “Whooping Crane” di Eric Taylor, intimista e carica di pathos, ma anche la jazzata “Bohemia” di Tommy Elskes. Da avere assolutamente.

Giovanni Botti per Vivo Modena

giovedì 28 gennaio 2010

Paolo Ricchi gialloblù doc. Intervista all'esterno canarino.


Paolo Ricchi è l’unico modenese doc nella rosa del Modena, cresciuto in quel vivaio gialloblu che in passato ha lanciato giocatori di valore assoluto da Luca Toni a Daniele Adani a Giovanni Piacentini, tanto per citare i più recenti. Nato a due passi dal centro dove tutt’ora vive, l’esterno canarino ha fatto tutta la trafila delle giovanili fino al debutto in serie B il 26 maggio del 2007 contro la Triestina. “E’ un ricordo che mi emoziona ancora - racconta - anche se resta sempre il rammarico per quel gol sbagliato sotto la curva Montagnani. Eravamo in vantaggio 1-0 in una sorta di spareggio salvezza e mister Mutti mi mandò in campo per difendere di più. Ebbi la palla per chiudere la partita ma non la sfruttai. Per fortuna abbiamo vinto ugualmente”.
Quando hai cominciato con il calcio?
A sei anni nella San Faustino-Rosselli. Nella mia famiglia sono tutti appassionati di calcio. Mia madre era un insegnante di educazione fisica e mio padre giocava a pallone non ad alti livelli. Di calcio in casa mia comunque si è sempre parlato. Io ho cominciato a seguirlo assiduamente ai tempi del mondiale di Usa ‘94.
Come sei entrato nel Modena?
La trafila è abbastanza semplice. Uno viene selezionato dagli osservatori gialloblu che seguono le varie squadre della città e fa una serie di provini. Poi scelgono se prenderti o no. A me è andata bene.
Chi è il tuo modello come calciatore?
Probabilmente Paolo Maldini che giocava nella mia stessa posizione ed è stato un gradissimo. Il mio idolo però resta Alex Del Piero per tutto quello che ha fatto con la sua squadra. Io simpatizzo anche per la Juve.
Oltre al Modena naturalmente...
Certo. Del Modena sono sempre stato tifoso e l’ho sempre seguito, soprattutto negli anni di De Biasi che, per chi è di Modena e tifa Modena, resteranno sempre indimenticabili.
Mutti, Apolloni e Zoratto sono i tre allenatori che hai avuto al Modena. Con chi ti sei trovato meglio?
Sono allenatori molto diversi. Mutti ad esempio, era abbastanza all’antica. Un carattere forte che ci faceva lavorare tantissimo. Mister Apolloni invece predilige più il dialogo con i giocatori e ha dimostrato, oltre ad essere un tecnico preparato, di avere qualità umane non facili da trovare nel calcio.
Chi è Paolo Ricchi fuori dal campo?
E’ un normale ragazzo di 23 anni. Studio Economia e Commercio, un impegno che cercherò di portare a termine, e alla sera o anche a pomeriggio inoltrato mi ritrovo in centro con gli amici. Mi piace molto il golf che pratico non appena vien fuori la bella stagione.
E a Modena come ti trovi?
Sono legato ad ogni cosa di Modena. Il fatto che non sono andato via finora, neppure quando ho dovuto decidere se andare in prestito a giocare o restare qui, è dipeso anche dal legame che ho con la mia città e con chi ci vive.
C’è qualche compagno di squadra con cui hai legato particolarmente?
Con Francesco Stanco, che adesso è alla Valenzana, siamo amici da sempre e continuiamo a sentirci tutti i giorni. E poi Andrea Catellani, quasi un mio coetaneo, con cui condivido la camera in ritiro e diverse passioni in comune.
E con i tifosi?
Con loro ho sempre avuto un rapporto ottimo. Alcuni ragazzi della curva sono anche miei amici e in tribuna molti li conosco. Essendo io un modenese è quasi inevitabile.

Giovanni Botti per Vivo Modena

lunedì 25 gennaio 2010

Ascoli-Modena: le pagelle gialloblu.


Narciso 6, in occasione del gol di Antenucci è coperto da Gozzi e vede il pallone all’ultimo. Per il resto sempre sicuro.
Gozzi 5,5, macchia una partita da sette in cinque minuti. Prima perde Antenucci in occasione del gol. Poi commette il fallo da rigore sullo stesso bomber ascolano e si fa espellere.
Diagouraga 6,5, rientro più che positivo. Il migliore della difesa.
Perna 6,5 lotta con Bernacci e non gli concede grande spazio.
Giampà 6, un buon cross nel primo tempo su cui Bruno colpisce male di testa. Per il resto corre si sbatte ma combina poco.
Girardi sv entra a due minuti dal termine e in 9 contro undici. Non poteva fare di più.
Colucci 6, il più positivo dei tre centrocampisti. Recupera diversi pallone e prova anche a costruire qualcosa.
Luisi 6, lavoro oscuro a centrocampo, più in interdizione che in costruzione. Esce per far posto ad Alex Pinardi.
Pinardi sv, ha poco tempo per farsi vedere, ma il suo ritorno in campo è fondamentale per un Modena che segna col contagocce.
Troiano 5,5, in flessione rispetto alla prima parte di campionato. Prova il tiro da fuori una sola volta dopo il vantaggio ascolano.
Tamburini 6,5 ha di fronte un brutto cliente come Sommese ma se la cava bene.
Bruno 5,5, si sbatte molto ma non è il bomber letale di qualche tempo fa.
Napoli 5, al rientro dal primo minuto combina poco o niente.
Catellani 4,5, troppo nervoso. La sua espulsione, forse eccessiva, ha di fatto condizionato la partita.
Apolloni 6, deve trovare il modo di reinserire Pinardi.

Giovanni Botti per Modena Qui.

venerdì 22 gennaio 2010

Modena: solo una vittoria al Del Duca.

Ecco i risultati del Modena al Del Duca contro l'Ascoli nei campionati a girone unico. Tutti in serie B.

1976/77: Ascoli-Modena 1-0 (Villa)
1977/78: Ascoli-Modena 3-0 (Moro, Ambu, Quadri)
1990/91: Ascoli-Modena 3-0 (Cvetkovic, Casagrande 2)
1992/93: Ascoli-Modena 3-0 (Bierhoff, Zaini, Troglio)
1993/94: Ascoli-Modena 3-0 (Maini, Bierhoff 2)
2004/05: Ascoli-Modena 1-0 (Colacone)
2007/08: Ascoli-Modena 1-1 (Perrulli, Okaka)
2008/09: Ascoli-Modena 1-2 (De Oliveira, Bruno, Soncin)

lunedì 18 gennaio 2010

Noselli lancia il Sassuolo all'ultimo tiro. Crotone battuto 2-1.

Se una squadra riesce ad ottenere il massimo in partite come quella disputata dal Sassuolo a Crotone vuol dire davvero che questo è l'anno giusto. La squadra neroverde infatti ha sofferto tantissimo la velocità e la grinta dei padroni di casa e avrebbe più volte potuto capitolare, ma è riuscita a resistere e alla fine ha trovato la zampata vincente con il suo giocatore più in forma, Alessandro Noselli all'undicesima rete stagionale. Se il primo tempo era stato fiacco e caratterizzato solo da due buoni interventi di Bressan su Gabionetta e Morleo, la ripresa è stata vibrante e ricca di capovolgimenti di fronte. Il Sassuolo è andato in vantaggio al 59' con una perfetta conclusione di sinistro di Bianco su punizione assegnata per fallo di Morleo su Masucci. Il pareggio del Crotone cinque minuti più tardi con un rigore abbastanza netto concesso dall'arbitro Guida di Torre Annunziata per un atterramento di Rossini ai danni di Mendicino. I calabresi hanno avuto all'ottantesimo la palla del match, ma prima Bonvissuto ha sparato sulla traversa a due passi dalla porta, poi Abruzzese si è fatto respingere il pallone sulla linea da Minelli. Negli ultimi minuti è invece venuto fuori il Sassuolo che, dopo due contropiedi falliti da Quadrini, ha trovato il gol vittoria con Alessandro Noselli proprio all'ultima azione. Un successo che lancia la squadra di Pioli a tre punti dalla vetta e con una gara da recuperare contro il fanalino di coda Salernitana il 30 gennaio.

Pagelle neroverdi
Bressan 7, Polenghi 6, Minelli 6,5, Rossini 6, Bianco 7, Fusani 6,5, Magnanelli 6, Riccio 6,5, Salvetti 5,5, Masucci 6, Noselli 7, Martinetti 6, Quadrini 5,5, Consolini sv. All. Pioli 7.

Timothy B. Schmit "Expando"


Timothy B.Schmit è una delle voci più belle e affascinanti della west coast. Dotato di un falsetto facilmente riconoscibile è stato bassista e cantante delle due più importanti band californiane, i Poco di Richie Furay e gli Eagles di Don Henley e Glenn Frey. Per entrambi ha scritto canzoni memorabili e di grande successo: “Keep on tryin” e “Whatever happen to your smile” per i Poco, la million sellers “I can tell you why” e la deliziosa “ Love will keep us alive” per la Aquile. Da solista ha registrato solo cinque album, i mediocri e sovraprodotti “Playin it cool”, “Timothy B.” e “Tell me the truth”, il discreto “Feed the fire” e ora il nuovissimo “Expando”, decisamente il migliore della serie. Qualcuno lo ha definito come il disco che i fan di Timothy B. Schmit avrebbero sempre voluto ascoltare e in effetti le undici canzoni che lo compongono ci riconsegnano il muscista raffinato e intimista degli anni ‘70, quello in grado di scrivere e cantare splendidi e allo stesso tempo semplicissimi motivi dal sapore country-rock e western. Ad aiutarlo questa volta ci sono musicisti di assoluto valore, da Graham Nash a Jim Keltner, da Benmont Tench ai Blind Boys of Alabama. L’iniziale “One more mile” è una ballata western cadenzata e guidata dalla slide che sembra uscita dalle session di “Cantamos”, uno dei dischi più belli dei Poco. “Parachute” è un ottimo brano pop sullo stile degli ultimi Eagles con Graham Nash alla seconda voce, mentre “White boy from Sacramento” è un rock-blues con spunti autobiografici. E poi ci sono le ballate country-folk, dolci, intimiste, magari già sentite ma sempre cantate in modo delizioso, da “Friday Night” a “Compassion” alla conclusiva “A good day”, con Nash questa volta all’armonica. Per tutti gli appasionati di un genere, la west coast, in via d’estinzione.
Giovanni Botti per Vivo Modena

sabato 16 gennaio 2010

Modena-Padova: scialbo 0-0.

E' finita 0-0 la sfida del Braglia tra Modena e Padova, ma alla fine ad essere contenti sono proprio i canarini che sono riusciti a portare a casa un punto nonostante abbiano disputato la peggior gara della stagione. Padova con un nuovo modulo, il 3-5-2, per cercare di arginare la crisi di risultati che lo ha portato ai margini della zona play out. Modena senza Bruno e Pinardi entrambi acciaccati. Gli schemi speculari delle due squadre hanno bloccato la gara, brutta per lunghi tratti e le poche occasioni sono arrivate in seguito a qualche disattenzione delle difese. Due limpide, una per tempo, per i patavini, una e mezzo per i canarini anche se i portieri Narciso e Agliardi non sono mai stati impegnati. Nel primo tempo sono da annotare solo una girata al volo di Girardi, alta da buona posizione, e un grande salvataggio sulla linea di porta di Gozzi, il migliore dei gialloblu, su tiro a colpo sicuro di Renzetti, il più positivo dei biancoscudati. Nella ripresa Padova vicino al gol con due colpi di testa di Cesar e Cuffa, mandati fuori da buona posizione, mentre per i canarini è da rivedere un fuorigioco chiamato a Catellani con l'attaccante reggiano ormai a tu per tu con Agliardi. Apolloni alla fine ha fatto un solo cambio, Ricchi per un Giampà in difficoltà con Renzetti e molto arrabbiato all'uscita dal campo. E a fine gara si sono sentiti i primi fischi di un pubblico che sicuramente non ha gradito lo spettacolo non all'altezza di altre occasioni. Uno 0-0 comunque da accettare con serenità in vista della trasferta di sabato ad Ascoli sul campo della squadra più in forma della serie B.

Pagelle canarine
Narciso 6, Gozzi 7, Rickler 6,5, Perna 6,5, Giampà 5 (dal 70' Ricchi 6), Colucci 6, Luisi 6, Troiano 5,5, Cortellini 5,5, Girardi 5,5, Catellani 5,5. All.Apolloni 6.

mercoledì 13 gennaio 2010

Flachi positivo alla cocaina dopo Brescia-Modena


L'attaccante del Brescia Francesco Flachi è stato trovato per la seconda volta positivo a un metabolita della cocaina la Benzoilecgonina, proprio dopo la gara con il Modena dello scorso 19 dicembre nella quale aveva segnato il gol della vittoria con una spettacolare semirovesciata. Flachi aveva da poco scontato un'altra squalifica di due anni sempre per positività alla cocaina quando giocava nella Sampdoria. In quell'occasione spiegò il fatto dicendo che ad una festa gli era stata passata una sigaretta di un sapore strano. A 35 anni molto probabilmente dovrà chiudere qui la sua carriera. Qualche anno fa un altro ex bresciano, Jonathan Bachini, subì la radiazione dopo essere stato trovato per la seconda volta positivo sempre alla cocaina. Diversi in passato i giocatori che si sono trovati in questa situazione a partire dal primo, il difensore dell'Ascoli di Mazzone Angiolino Gasparini, che nel 1981 si fece 8 giorni di galera e che oggi collabora con una comunità di recupero per tossicodipendenti, fino ad arrivare al più grande di tutti, Diego Armando Maradona.
Giovanni Botti.

Joss Stone "Colour me free"


Quando nel 2003 Joss Stone registrò a soli 16 anni il suo primo album, “The Soul Sessions”, in molti pensarono di trovarsi di fronte ad un nuovo fenomeno della musica soul. La ragazza di Dover, infatti, interpretava con grande personalità classici di artisti come Aretha Franklin, Betty Wright e Little Beaver, al punto da ricevere i complimenti di Paul Weller, Mick Hucknall e Lenny Kravitz e ad essere chiamata da Mick Jagger a duettare con lui nella colonna sonora del remake di “Alfie”, celebre film inglese degli anni ‘60. Le due prove successive però, “Mind body & soul” del 2004 e “Introducing Joss Stone” del 2007, caratterizzate da composizioni mediocri e da un suono bolso e sovraprodotto, avevano profondomante deluso le attese e Joss Stone sembrava ormai rivolta ad una carriera nello showbuisness sulla scia delle varie Britney Spears e Christina Aguilera. Il nuovo album, “Colour me free” ci riconsegna invece un artista matura e convincente non solo nell’interpretare i classici del soul, ma anche nel proporre pezzi nuovi molti dei quali co-firmati da lei stessa. La Stone, ormai 22enne, ha scelto come studio per registrare le nuove canzoni il locale di proprietà di sua madre, il “Mama’s Stone” che si trova a Wellington nel Somerset ed ha partecipato anche alla produzione. E il suono del disco è fresco, vitale, con passaggi dal soul, al pop, al gospel e persino al funky e all’Hip hop. Tra i brani spiccano “Governmentalist”, urban soul vibrante in cui la ragazza inglese duetta con il rapper Nas, la splendida versione di “I believe to my soul” di Ray Charles, con il sax di David Sanborn ad arricchire il tutto, e la notturna “Parallel lines” con la chitarra del grande Jeff Beck. Un’artista davvero ritrovata.
Giovanni Botti per Vivo del 13 gennaio 2010

domenica 10 gennaio 2010

Banana Republic - Il ritorno di Dalla e De Gregori


A 30 anni di distanza dalla loro prima fortunata tournèe, Lucio Dalla e Francesco De Gregori tornano insieme il 22 gennaio sul palco del Vox di Nonantola per un concerto che, se le cose andranno nel verso giusto, potrebbe essere preludio ad un grande tour dei due cantautori. E qualcuno già spera di poter mettere nel lettore cd il seguito di “Banana Republic” disco testimonianza di quella prima storica tournèe uscito nel 1979. Un incontro musicale, quello tra Dalla e De Gregori, che ha rappresentato un avvenimento davvero importante nella storia della canzone italiana. Era la prima volta infatti che due artisti di quel calibro si mettevano insieme per una serie di concerti, prendendo spunto da quanto succedeva in America, in particolar modo nella California dei ’70 con coppie mitiche come Crosby & Nash, Loggins & Messina o in precedenza gli stessi Simon & Garfunkel. E soprattutto metteva insieme due musicisti abbastanza distanti tra di loro sia musicalmente che dal punto di vista della scrittura. De Gregori era considerato il Bob Dylan italiano, particolarmente influenzato dal folk-rock del menestrello di Duluth, sia per il suono basato spesso su chitarra, voce e armonica, che per i testi ermetici e carichi di metafore. Di Dylan De Gregori aveva anche tradotto in italiano assieme a Fabrizio De Andrè la lunga filastrocca “Desolation Row” trasformata in “Via della Povertà”. Lucio Dalla invece veniva dal jazz e si era riscoperto paroliere abbastanza tardi con testi sognanti abbracciati da una musica che lasciava spesso trasparire una vena di sperimentalismo. Ad accompagnarli c’erano poi personaggi che successivamente si sarebbero ritagliati una parte importante nella storia della canzone d’autore italiana. Innanzitutto gli Stadio, il gruppo che accompagnava Dalla dal vivo, ai quali si era da poco aggiunto Gaetano Curreri, ma anche Rosalino Cellamare, meglio noto come Ron, che curava gli arrangiamenti. Dalla e De Gregori tra l’altro venivano da esperienze diverse. Il bolognese era nel momento forse più importante della sua carriera, quello a cavallo tra i suoi due album più belli, o almeno quelli che meglio hanno fuso qualità e successo commerciale, “Lucio Dalla” del 1979 e “Dalla” dell’80, con classici come “L’anno che verrà”, “Anna e Marco” e “Futura”. Il romano invece si era un po’ allontanato dal mondo dei concerti specie dopo le esperienze negative degli ultimi tour e in particolare dopo il “fattaccio” del Palalido di Milano quando alcuni ragazzi appartenenti ai collettivi studenteschi salirono sul palco interrompendo più volte lo spettacolo per leggere al pubblico le loro prese di posizione riguardo agli eventi della lotta politica e per contestare De Gregori reo, a loro dire, di strumentalizzare i temi cari alla sinistra. Per lui quindi si trattò di un vero e proprio ritorno ai concerti e anticipò l’uscita di uno dei suoi album più importanti, “Viva L’Italia”. Testimonianza di quella tournèe appunto l’album “Banana Republic”, che vendette oltre 500 mila copie, e addirittura un film-concerto. Il 22 gennaio i due musicisti torneranno insieme su un palco, quello del Vox di Nonantola, per la gioia di chi li seguì allora, ma anche di quelli che non c’erano e che di quel mitico tour ne hanno solo sentito parlare.
Giovanni Botti per ModenaQui, 3 Gennaio 2010